Intervento di Baldus sul debito fuori bilancio di 275.974,78 euro

Vorrei fare questo intervento per esprimere, visti gli atti allegati disponibili nell'albo pretorio correlati al RICONOSCIMENTO DEBITO FUORI BILANCIO AI SENSI DELL'ART. 194 DEL D.LGS. 26712000 SEGUITO DI ORDINANZA CORTE D'APPELLO N. 2806/2018, profonda rammarico per la situazione che si è andata a creare in un arco di tempo che ormai è prossimo ai 35 anni (8/10/1986 – 15/02/2020), e che ancora, visto il ricorso presentato dal Comune alla Suprema Corte di Cassazione potrebbe riservare sviluppi (speriamo positivi per l’ente).

Sono uscite dalle casse prima centinaia di milioni di lire, e poi centinaia di migliaia di euro, ed il motivo - riducendo all’osso la questione per rendere più comprensibile anche a chi ci segue via streaming -   è una leggera svista, per usare un eufemismo. Per anni non è stato prodotto un documento, il decreto definitivo di espropriazione, finalmente nato nell’ottobre del 2015 (ad opera, si può dire, della attuale maggioranza), ma dopo ben due ricorsi entrambi vinti dalla signora M. prodotti nel 1994 e 2012. 

Fatta questa premessa mi piacerebbe ripercorrere l’origine di questa situazione. È giusto sottolineare che il giorno della firma dell’accordo bonario per l’area in oggetto (ripeto 8/10/1986), per gli amanti della storia, coincide con l’ultimo della Amministrazione della Sindaca Schirru (il giorno 9 ottobre 1986 ci fu il consiglio straordinario per la sfiducia e decadenza dalla carica). 

La firma del documento avvenne dopo un lungo procedimento durato quasi due anni, ai sensi della legge 865/71, che parte da una regolare e legittima azione di occupazione d’urgenza di un’area agricola per la realizzazione di 10 appartamenti dall’allora IACP.

  • Riporto riferimenti agli atti prodotti dall’Uffici Tecnico:


La legge impone che il famoso “documento dimenticato”, cioè il decreto definitivo di espropriazione, venga prodotto entro 5 anni da tale data, quindi entro il 1991, ma data l’opposizione della signora M. non fu possibile. 

Le cose però cambiano a seguito della sentenza di condanna del 11/12/1997. Dopo aver liquidato la somma di Lire 170.406.539, maggiorata degli interessi legali per la legittima occupazione dell’area con un atto della segreteria generale da depositare presso la cassa depositi e prestiti, il decreto che avrebbe chiuso la questione non è mai arrivato. Nessuna delle successive amministrazioni ha sanato la situazione producendo il decreto definitivo di espropriazione.

Nel 2001 col TU 327/01 ha modificato e abrogato gli articoli relativi alle procedure di occupazione ed espropriazione della legge 865/71 dando la possibilità di produrre ricorso per avere un indennizzo per il pregiudizio patrimoniale ai sensi dell’art.42 bis del Dpr 327/01 che ha permesso la cosiddetta “acquisizione sanante” che significa mettere in discussione gli atti di occupazione d’urgenza prodotti a dimostrazione della validità e le ragioni di interesse pubblico del bene accendendo un forte dibattito giurisprudenziale e  ancora oggi arreca gravi danni alle amministrazioni. Questa nuova norma ha permesso il secondo ricorso del 2012, che purtroppo ci vede per la seconda volta perdenti come ente.

Dopo la parte che riassume il lato tecnico, del quale possiamo solo prendere atto, vorrei fare alcune riflessioni più politiche.

Mi rattrista che sia parere comune tra la popolazione che il colpevole di questa situazione, sia individuato nell’allora Sindaca Schirru. Come è ovvio non parlo per sentito dire, in quanto spesso mi ci sono scontrato direttamente con questa profonda convinzione, per altro molto facile da cavalcare da chiunque ne avesse l’intenzione per mettere in cattiva luce proprio l’amministratore in carica in quegli anni, soprattutto in periodo di campagna elettorale.

È invece doveroso sottolineare, che purtroppo non ci sono responsabili, se di responsabili si vuole parlare, ma piuttosto una serie di sindaci, amministrazioni, tecnici/dirigenti che in quegli anni si sono avvicendati e che forse non hanno prestato la giusta attenzione al caso, che oggi ci costa, è vero, qualche opera pubblica o servizio di meno.

L’edilizia popolare è stata una scelta coraggiosa operata proprio in quegli anni, che ha permesso a molte famiglie di godere di una abitazione a prezzi accessibili.  Sembra un caso, facciamo i conti con una verità oggettiva, la strada tracciata in quegli anni, ancora non è stata ancora portata a termine. Proprio in questo consiglio, certifichiamo che non è stata completata l’assegnazione delle aree PEEP individuate da allora, e non lo sarà ancora per parecchio tempo, per motivi politici? Tecnici?

Emerge che 35 anni non sono bastati, la speculazione edilizia nel nostro paese è innegabilmente presente e condiziona la vita di tante famiglie, trasformando, un passo alla volta, il nostro bel paese nella semplice ed anonima estensione di una grande città.

Grazie 

Giovanni Baldus per il gruppo Comunità Attiva

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