Città Metropolitana is the new Provincia. Quali prospettive per San Sperate?

Si è conclusa la prima iniziativa su Zoom, promossa in collaborazione tra il gruppo consigliare e il PD San Sperate, dove ci siamo confrontati con Piero Comandini e Guido Portoghese sul futuro del nostro paese in prospettiva dell’ingresso nella Città Metropolitana. Ad aprire gli interventi, Paolo Mulè che ha tracciato gli interrogativi che hanno guidato il dibattito. Piero Comandini ha ripercorso quello che è stato l'iter che ha portato al Testo Unico che oggi è ancora in discussione in Consiglio Regionale, sottolineando come si è arrivati con la legge Del Rio a un ente di 17 Comuni che già dal 2005 aderirono al Protocollo della rete dei Comuni Metropolitani, più il Comune di Uta e sull'altro lato, una provincia macroscopica commissariata da sempre. Nel frattempo quella normativa nazionale, che doveva essere transitoria in vista della cancellazione delle Province, con il referendum, di fatto, è arrivata ai giorni nostri.

Guido Portoghese ha ripercorso quanto è stato fatto come Città Metropolitana e le difficoltà per farlo, sottolineando quanto sia stata virtuosa Cagliari, anche a livello nazionale e il parziale fallimento delle altre città metropolitane, nate come riproposizioni delle vecchie provincie. Ha ricordato che a livello nazionale si discute di un nuovo riordino degli enti intermedi e che quindi questa legge potrebbe essere presto superata da norme nazionali. Per affrontare le difficoltà di gestione di 71 comuni ha sottolineato l'importanza dell’attuazione delle zone omogenee che sembra, invece, non siano state inserite nella nuova legge. 

Per il nostro Gruppo, Stefania Spiga ha ripercorso il lavoro fatto dalla minoranza, anche nella passata consiliatura. C'è stato un momento, prima dell'approvazione della riforma sugli enti locali nel 2016, durato 10 mesi in cui il racconto sulla Città Metropolitana è diventato materia quotidiana del dibattito in Sardegna. Quasi tutti i comuni ne volevano una, allora come oggi: da Sassari a Oristano e, tutti i comuni volevano farne parte. Tutti i Comuni, tranne uno, dormiente e silente: San Sperate. E quando il Sindaco si è svegliato, ormai era troppo tardi. Da allora in poi è stato un susseguirsi di atti amministrativi proposti dalla minoranza per cercare di colmare quel gravissimo ritardo. A gennaio 2017 è stata votata all’unanimità dall'intero Consiglio Comunale, la prima mozione proposta da noi, con cui si impegnava la maggioranza ad intraprendere una consultazione popolare, raccogliendo le firme dei concittadini pro/contro l'ingresso in Città Metropolitana di Cagliari, e prevedendo la possibilità di utilizzare altri strumenti consultativi come il Referendum. Ancora, ad ottobre 2017, abbiamo votato un altro ordine del giorno che impegnava la maggioranza ad informare i sansperatini sull’adesione di San Sperate alla Città metropolitana attraverso un Consiglio comunale aperto (a titolo gratuito per i consiglieri) e che non comportasse oneri ulteriori a carico del nostro Ente. E nemmeno questo è stato mai fatto. In campagna elettorale, siamo stati gli unici a proporre un dibattito sul tema invitando l'allora Sindaco Metropolitano Massimo Zedda e Francesco Agus, lo stesso Piero Comandini, che in Consiglio regionale hanno poi saputo tradurre quelle richieste e inserire nell'agenda delle proposte concrete. Perse le elezioni, abbiamo comunque portato al centro del dibattito consigliare la volontà di entrare a far parte della Città Metropolitana, a luglio, con un'ennesima interrogazione con cui volevamo mettere in evidenza le inefficienze della Giunta Collu e, dall'altra una mozione con le nostre proposte, chiare e semplici, per non sentirci dire che siamo quelli che sanno solo criticare. La vicenda triste la ritrovate qui.

Noi della minoranza, abbiamo sempre messo alcuni punti fermi: maggiore coinvolgimento dei cittadini; un consiglio comunale specifico, a titolo gratuito, sul tema per poterne discutere in maniera articolata e che rimanga agli atti una giornata di confronto sul futuro istituzionale del nostro paese; mettere in essere con urgenza tutti gli strumenti di collaborazione con la Città metropolitana già attuabili, come i Protocolli d'Intesa e gli accordi istituzionali previsti dallo Statuto stesso della Città Metropolitana, che potessero superare l'inerzia del nostro Comune di questi anni e potessero finalmente offrire soluzioni appropriate, concrete e immediate per i servizi strategici in temi come i trasporti locali, la viabilità, lo sviluppo del territorio, la promozione turistica e le attività produttive.

Per arrivare ai giorni nostri, nel frattempo è successa una pandemia e la Regione si ritrova a discutere di contenitori amministrativi e non di prospettive future.

Questo è un periodo davvero particolare, nel quale necessariamente si sono dovute rivedere tutte le priorità, ed è stato un errore della Giunta Regionale discutere di “contenitori” senza risolvere i problemi. Gli enti intermedi sono stati svuotati più e più volte, di sicuro non facendo un favore né ai Comuni, ma soprattutto non ai cittadini.

Nessuno ha mai negato la necessità dell’esistenza di enti intermedi, posto che ormai non si contano gli anni in cui andiamo avanti senza un ente intermedio efficiente. Di certo la prospettiva di un commissariamento a lunghissimo termine, come la prospettiva di un accordicchio politico targato Solinas/Oppi/Truzzu sul commissario di serie A per i 17 Comuni e di un commissario di serie B per gli altri, ma tutti sotto il cappello "Città Metropolitana", non fa ben sperare per il nostro futuro.

Noi non vogliamo enti, province, poltrone, vogliamo servizi efficienti, funzioni e competenze ben chiare e risorse sia in termini di personale, che di risorse finanziarie per assolvere alle funzioni attribuite. Vogliamo rappresentatività a partire dall’elezione diretta degli amministratori negli enti intermedi: perché neppure l'elezione diretta dei nuovi enti è prevista dalla nuova riforma. E se facciamo due conti, chiediamoci quanto altro tempo servirà. Chiediamoci infatti, quanto varremo e quanta voce in capitolo avremo, in un ente di 71 comuni, di cui 17 commissariati dal Sindaco di Cagliari e 54 commissariati dall'ennesima poltrona di spartizione del centro destra.

Restano quindi come irrisolti tre temi fondamentali: le risorse, il personale, il sistema elettorale. E se ormai il nostro ingresso è cosa fatta (al netto dei colpi di scena che questa Giunta Solinas riesce a regalarci ogni volta), San Sperate deve trovare il suo equilibro tra il chiamarsi Paese Museo, con una storia di cultura, agricoltura e territorio importante e lo scenario prossimo che lo vede proiettarsi, speriamo da protagonista, verso l'ingresso nella città metropolitana.

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