Sulla città metropolitana.

Nel momento in cui torna di moda rianimare il dibattito su quanto siano vive o morte, indispensabili o non, le province, è calendarizzata per domani in prima commissione in Regione, la discussione su un progetto legge, unico firmatario Francesco Agus, con cui si vuole disciplinare il procedimento per consentire alle comunità di scegliere tra una provincia e l'altra o di entrare in Città Metropolitana.

A San Sperate il dibattito è vivo a fasi alterne: più che a fasi alterne, una volta l'anno.

In campagna elettorale, siamo stati gli unici a proporre un dibattito sul tema invitando il Sindaco Metropolitano Massimo Zedda e Francesco Agus appunto, che in Consiglio regionale ha saputo poi tradurre quelle richieste e inserire nell'agenda una proposta concreta.

Perse le elezioni, abbiamo comunque portato al centro del dibattito consigliare la volontà di entrare a far parte della Città Metropolitana, da un lato con una interrogazione con cui volevamo mettere in evidenza le inefficienze della Giunta sansperatina e, dall'altra una mozione con le nostre proposte, chiare e semplici, per non sentirci dire che siamo solo quelli che hanno solo da criticare.

A Gennaio 2017 è stata votata all’unanimità dall'intero Consiglio Comunale, la delibera con cui si impegnava la maggioranza ad intraprendere una consultazione popolare, raccogliendo le firme dei concittadini pro/contro l'ingresso in Città Metropolitana di Cagliari, e prevedendo la possibilità di utilizzare altri strumenti consultativi come il Referendum.

Ancora, ad ottobre 2017, esattamente un anno fa, abbiamo votato un altro ordine del giorno che impegnava la maggioranza ad informare sull’adesione di San Sperate alla Città metropolitana attraverso un Consiglio comunale aperto (a titolo gratuito per i consiglieri) e che non comportasse oneri ulteriori a carico del nostro Ente. E manco questo è stato fatto.

Per ricapitolare quindi: il Referendum consultivo NO, troppo caro spendere 20mila euro. La raccolta firme NO, troppo caro spendere 2mila euro. E NO pure il Consiglio Comunale senza gettone di presenza, il perché non chiedetelo a me.

Potevamo farci trovare pronti, come hanno fatto Comuni come Burcei, dove hanno già fatto consultazioni, dibattiti, referendum. Invece, a San Sperate, non si va avanti, non c'è iniziativa politica, non si coinvolgono i cittadini, se non con tanta demagogia, molte processioni inconcludenti  in assessorato, molti like della tifoseria facebucchiana. E fa tanto comodo accusare il politico regionale di turno, quando poi certe maggioranze comunali aspettano che sia mamma Regione a risolvergli il problema a costo zero.

Se mai San Sperate dovesse riuscire ad entrare in Città Metropolitana, ricordiamoceli certi passaggi.

(Per il gruppo Comunità Attiva, Stefania Spiga)

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